I giallorossi dopo quasi due lustri approdano alla final four di Coppa Italia







Certe notti sì… Già, poi ci sono certe notti, quelle notti che si colorano d’impresa. Bassano ne autografa una gigantesca passando nel covo del Follonica con l’autorità della squadra di rango e la consapevolezza da big acclarata. Quando sullo 0-3 viene risucchiata al 3-3 nel primo spicchio di ripresa e l’ambiente si scalda, una formazione qualunque – Trissino a parte – si sarebbe liquefatta. Bassano no, se ne è infischiata di quanto stava accadendo, inclusi falli e cartellini a pioggia. E con glaciale autorevolezza ha rimesso i pugni sul tavolo ricominciando a fare la voce grossa dall’inizio alla fine.



Ma afferrando sempre il volante del gioco, affidandosì al verbo della manovra e del fraseggio, utile per riemergere dalle situazioni più scabrose in retrovia uscendo dalla prima linea di pressing avversario e aprendo poi il campo per le accelerazioni negli spazi. Tutto ciò ha anche un nome e un cognome: Alessando Bertolucci è il demiurgo che ha tatuato mentalità, organizzazione e personalità allo spogliatoio che segue il proprio mèntore con religiosa osservanza, pure se una vaccata ci scappa anche stavolta. Avrà fatto ribollire il coach come il celeberrimo piatto fiorentino ma mica si può mettere in croce il Salvatore di Forte dei Marmi.



Non è un caso che l’Ubroker finalmente al completo abbia sfiorato prima il sacco in Versilia eppoi firmato il raid sul Golfo. I punti persi a ottobre e a novembre sono ascrivibili esclusivamente alla raffica impressionante di infortuni che hanno tolto di mezzo metà squadra a turno. Paradossalmente adesso arriva il difficile che poi è confermarsi e provare a scalare magari qualche altra posizione in classifica anche se i giallorossi non possono pretendere di essere padroni del proprio destino. Tuttavia il gruppo ora è conscio del proprio valore e può ringhiare addosso a chiunque.



Certo, l’avversario della final four di marzo a Novara è il Trissino tritatutto, ma se Bassano manterrà l’attuale condizione fisica ed emotiva limando talune svagatezze, anche la capolista sulla gara secca non troverà tappeti rossi davanti a sé.



In una serata d’incanto impossibile stilare classifiche di merito. Eppure oltre a uno stratosferico Gerard Riba che sfodera un 3 su 4 ai tiri diretti che mancava dal 5 su 5 dal dischetto di Marc Coy in un playoff col Trissino (e Dio solo sa quanto occorresse al Bassano finalmente uno specialista dei penalty), tutti da occhi lucidi, ma in particolare Mattia Verona che in troppi frettolosamente la scorsa estate avevano bollato come anello debole del mazzo.



Beh, questi troppi non c’avevano capito una mazza poiché Mattia in silenzio, senza proclami, si è messo sodo al lavoro, si è allenato quotidianamente e siccome si è ricordato quello che si diceva di lui a inizio carriera (portiere di gran prospettiva, questo si diceva), se ne è fregato del chiacchiericcio e di partita in partita è lievitato di rendimento sino a diventare a 27 anni, nel pieno del suo percorso agonistico, una garanzia. E ce l’ha fatta per un motivo specifico: perchè è bravo e soprattutto perchè ha avvertito addosso la fiducia dei compagni e del coach. E non c’è propellente migliore di sentirsi apprezzato per rimettersi a volare.



E infine applausi scroscianti per il drappello di intrepidi della curva che ha seguito la squadra al Capannino. Perchè si sono sciroppati più di mezza giornata di viaggio per andare e un’altra mezza per tornare. In piena notte. Di mercoledì infrasettimanale. Con una giornata di lavoro che li attende oggi. Beh, sul podio anche loro. Come e più della squadra. Anzi, anche loro sono la squadra.